Laura Facchinelli - Arte

Roccia madre, 2008

 

LA RICERCA ATTUALE

 

Ho lavorato a lungo, come artista, sui paesaggi naturali, in particolare sul tema della montagna: un elemento che mi ha sempre affascinato. La montagna, la roccia osservata a lungo, fino a quando, distogliendone lo sguardo, si trasforma nella materia e nella consistenza, con un percorso a metà tra gioco e sogno rivelatore: la roccia dura assume il tepore rosato di un corpo, o la compattezza opaca dell’avorio, o la durezza liscia del ghiaccio. La montagna ha una sua sacralità, e talvolta accoglie il segmento di un edificio religioso, un portale, nello slancio verticale del gotico. Gotiche sono anche le cattedrali, architetture di pietra. Non c’è un motivo preciso per questa somiglianza-compenetrazione fra montagna e chiesa, ma è un’esigenza che esprime, indubbiamente, un nucleo importante del mio mondo interiore.

 Io vivo a Venezia, ci sono nata. Anche con la mia città cerco momenti di dialogo a distanza ravvicinata con le case che si affacciano sull’acqua, sempre nella consapevolezza della sua grande storia.

Sento però il bisogno di uscire dalla bellezza assoluta di questa città e mi innamoro dei luoghi che incontro nei viaggi e mi restano dentro.

Da qualche anno mi interessano molto i paesaggi urbani in trasformazione. Nel cuore antico di Vienna si fronteggiano due architetture: la cattedrale di Santo Stefano e la Haas House. Due realtà completamente differenti per storia, materiali, funzione, con un confronto forte, disturbante. L’aver costruito un edificio-specchio di fronte alla chiesa simbolo della città può apparire come un oltraggio, ma oggi siamo abituati a questi inserimenti cercati col pretesto del “dialogo” fra la storia e il nuovo.

Con un dipinto dedicato proprio a Vienna ho iniziato ad affrontare questo tema dell’equilibrio spezzato. Ho dipinto anche Genova, con le case ottocentesche sullo sfondo delle recenti geometrie candide. E un museo del Lussemburgo del quale è stata lacerata la rassicurante geometria.

I grattacieli sono un’altra mia passione. Vivendo a Venezia, cerco l’opposto dell’antico, e dunque la modernità. Ho tratto ispirazione dai grattacieli del quartiere della Defence a Parigi. Slancio verso l’alto, vetro trasparente-riflettente, linee essenziali, niente di superfluo… Un viaggio in Giappone mi ha spalancato nuovi orizzonti. Mi sono rimasti impressi i grattacieli maestosi di Tokyo, molto creativi, spesso a contatto con prati fioriti e alberi. Li ho dipinti più volte, quei grattacieli descrivendoli con attenzione, ma anche prendendomi delle libertà creative, come quando li ho accostati a una grande nuvola candida. Mi piace pensare a una specie di “metafisica dei grattacieli”, perché quegli edifici, ripresi dal basso in un’ardita fuga prospettica, mi richiamano le amate “Piazze” dechirichiane, con la loro atmosfera sospesa, carica di mistero…

Mi piace, dunque, la città che cambia. O meglio, razionalmente (e nella mia attività di giornalista) provo indignazione per certe lacerazioni, imperdonabili, provocate nel paesaggio ma, sul piano artistico, mi sembra che proprio quelle discontinuità costituiscano una narrazione efficace del nostro presente inquieto. Sento che la pittura – con la tecnica della pittura ad olio su tela, alla quale resto da sempre fedele - mi consente di andare al di là di quello che, con le sole parole, riuscirei a dire.

LA RICERCA ATTUALE

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